Nevralgia trigeminale atipica: ruolo dei test neuropsicologici per la diagnosi - Pathos

Vai ai contenuti

Nevralgia trigeminale atipica: ruolo dei test neuropsicologici per la diagnosi

Atipic trigeminal neuralgia:
role of neurophysiological tests for diagnosis
Casi clinici
Pathos 2023; 30. 3. Online 2023, Nov 25
______________________________________________________________________________________
Carmelo Costa
Responsabile Centro Spoke Terapia del Dolore
Humanitas Istituto Clinico Catanese
Domenico Restivo
Università di Messina, UOC di Medicina Fisica e Riabilitativa
Policlinico "G. Martino“ Messina
Antongiulio Bruschetta
Chirurgia Ortopedica, Istituto "Franco Scalabrino", Messina
_______________________________________________________________________________________
Riassunto
La nevralgia trigeminale rappresenta un dolore neuropatico cronico frequente nella popolazione adulta. La sua diagnosi è clinica e abbastanza semplice nei casi tipici con dolore parossistico di breve durata, a scossa elettrica, provocato da gestualità innocue nel territorio del nervo trigemino. Non esistono test di laboratorio e di imaging capaci di confermare la sua presenza. Oltre alle forme con solo dolore parossistico esistono anche altre forme, dette atipiche, con dolore continuo di fondo tra i parossismi. In questi casi, spesso non è semplice la diagnosi differenziale con altri dolori facciali neuropatici e non. I test funzionali del tronco, come il blink reflex, si sono dimostrati in alcune circostanze determinanti per giungere a una corretta diagnosi, come nel caso clinico che esponiamo.
Summary
Trigeminal neuralgia is a common condition among the adult population. Its diagnosis is primarily clinical and simple enough in typical cases featuring brief, electric-shock like paroxysmal pain triggered by harmless gestures within the trigeminal nerve territory. Laboratory and imaging tests are not available to confirm its occurrence. In addition to the paroxysmal pain forms, there are also other atypical forms featuring continuous background pain between paroxysms. In these cases, differential diagnosis with other neuropathic and non-neuropathic facial pain can be challenging. Trunk functional tests, such as the blink reflex, have been shown in some circumstances to be decisive in arriving at a correct diagnosis, as in the clinical case we present.
Parole chiave
Nevralgia, trigemino, diagnosi, test, blink reflex
Key words
Trigeminal, neuralgia, diagnosis, test, blink reflex

Introduzione
La nevralgia trigeminale è il più frequente dolore facciale non odontogeno negli ultracinquantenni. La sua incidenza annuale varia dai 4 ai 29 casi ogni 100mila abitanti. Ha una prevalenza tra 0,16%-0,3%. L’incidenza è più alta tra le donne, 3:2 rispetto agli uomini, e aumenta con l’età. Anche se molto raramente, possono essere interessati i bambini e i giovani.
La nevralgia trigeminale è usualmente facile da diagnosticare, almeno nella sua forma tipica. E’ contraddistinta da crisi di dolore parossistico di durata breve (da pochi secondi a un massimo di due minuti) unilaterale, rigorosamente nel territorio del trigemino, spesso descritto come lancinante o a scossa elettrica, molto intenso e scatenato da stimoli facciali tattili innocui (lavarsi il viso, radersi, truccarsi, lavarsi i denti, masticare) ma anche un soffio d’aria sul viso è capace di scatenare la crisi. Tipicamente l’esame neurologico è negativo.
Ne vengono distinte tre forme, una classica (causata da conflitto neurovascolare, NVC ), una secondaria (causata da malattia demielinizzante come la sclerosi multipla o da neoformazioni, usualmente benigne, occupanti spazio come meningiomi o neurinomi o da malformazioni arterovenose) e una idiopatica a causa sconosciuta.
Ciascuna delle tre forme, ma soprattutto la classica e l’idiopatica, possono presentarsi solamente con crisi di dolore parossistico o con un dolore continuo di fondo tra le crisi. La prima forma viene detta tipica o di tipo 1; la seconda, atipica o di tipo 2. La forma atipica si presenta in non più del 40 per cento dei casi di nevralgia trigeminale ed è più difficile da diagnosticare, entrando in diagnosi differenziale con altri dolori facciali.1-4
La diagnosi di nevralgia trigeminale è clinica, non esistendo esami di laboratorio o di imaging in grado di confermare la malattia. La presenza di un conflitto neurovascolare alla RMN deve essere correlata con il quadro clinico e il dato, sganciato da un chiaro contesto, non ha valore probante.5,6
Nelle forme atipiche di nevralgia trigeminale, una delle diagnosi differenziali più frequenti e impegnative è quella con le neuropatie dolorose trigeminali post traumatiche (PTTN ) nelle quali il trauma è spesso una procedura odontoiatrica minore (cure canalari, avulsione di alcuni elementi dentari). Il dolore frequentemente persistente e urente si accompagna a sintomi somatosensoriali negativi (ipoestesia e/o ipoalgesia) o positivi (iperalgesia e/o allodinia). Questi ultimi non sono specifici per la neuropatia. In alcuni casi, anche il dolore dento alveolare persistente (PDAP) con o senza modificazioni somatosensoriali, potrebbe entrare in diagnosi differenziale e alcuni segni e sintomi si sovrappongono ai criteri diagnostici della PTTN.  Nelle forme intraorali di PTTN, a differenza di quelle extra orali, è difficile il riscontro obiettivo di alterazioni neurologiche che, se evidenziate, potrebbero costituire un criterio diagnostico dirimente nei confronti della nevralgia trigeminale.1,7-9 In questi casi, il ricorso a esami neurofisiologici come il blink reflex, per esempio, è in grado di evidenziare un’alterata velocità di conduzione lungo il nervo trigemino e quindi una sua alterazione funzionale. Questo riflesso, nelle forme di nevralgia trigeminale classica ed idiopatica, è solitamente nella norma.
La tecnica del blink reflex consiste nella registrazione della risposta motoria di ammiccamento ottenuta per stimolazione elettrica della regione orbitaría. Si stimola con singoli impulsi elettrici il nervo sovraorbitario (che fa capo alla prima branca trigeminale) e si registrano le risposte motorie a livello dell’orbicolare delle palpebre bilateralmente mediate dal nervo facciale.10-12
Poter eseguire una corretta diagnosi differenziale tra una nevralgia trigeminale e una neuropatia trigeminale è molto importante poiché l’approccio terapeutico è differente, sia farmacologico che invasivo.13
I farmaci più adatti per la nevralgia sono i bloccanti dei canali del sodio, come la carbamazepina e per la neuropatia i bloccanti dei canali del calcio come i gabapentinoidi e gli antidepressivi triciclici come l’amitriptilina.13-15
Per il trattamento invasivo della nevralgia trigeminale, indipendentemente dalla causa, la termorizotomia con radio frequenza, o altre neurolesioni, costituiscono una scelta corretta in caso di mancata risposta al trattamento farmacologico, mentre in caso di neuropatia trigeminale queste tecniche sono assolutamente sconsigliate potendo aggravare il quadro clinico.16,17

Caso clinico
La paziente, donna di 66 anni, fa risalire l’esordio della sua sintomatologia dolorosa facciale sinistra al 2014, anno in cui venne rilevata una complicanza tardiva del posizionamento di impianti dentali eseguiti 5 anni prima. La complicanza consisteva nell’erosione del pavimento del seno mascellare di sinistra da parte dei perni dell’impianto. Venne quindi sottoposta a riparazione chirurgica della lesione del seno e a rimozioni degli impianti. Venne inoltre confezionata una placca di svincolo (byte). Seguì un periodo di benessere di circa 6 mesi, successivamente al quale ritornò il dolore intenso (NRS 8-9). Il dolore riferito dalla paziente sin dall’esordio era continuo e urente, spontaneo ma anche provocato dal tocco leggero del naso o del labbro, riferito in sede intra ed extra orale sia alla mandibola che alla mascella e si accompagnava a contrattura muscolare del massetere omolaterale. Il dolore era presente 24 ore al giorno e impediva alla paziente di dormire nonostante l’assunzione di benzodiazepine. L’esame neurologico risultava nella norma. Iniziò una terapia con FANS, steroidi e miorilassanti sostituendo diverse tipologie di byte, ma sostanzialmente il dolore urente e continuo non si modificò. Comparvero però delle sensazioni parossistiche di dolore a scossa elettrica, sovrapposte al dolore di fondo urente, e venne aggiunta alla terapia la carbamazepina. Si assistette a un’iniziale riduzione del dolore, ma il farmaco venne sospeso precocemente per la comparsa di reazioni cutanee. Vennero somministrati altri anti convulsivanti (gabapentina, pregabalin) oltre a oppioidi e paracetamolo, ma senza alcuna risposta. Venne quindi introdotta l’amitriptilina, dalla quale la paziente riferì un parziale sollievo del dolore, insieme alla Cannabis e al tapentadolo. Periodicamente il dolore migliorava fino a scomparire per due-tre mesi. Queste terapie venivano prescritte da vari specialisti consultati dalla paziente . Quasi sempre neurologi, neurochirurghi, terapisti del dolore e odontoiatri. Nel corso degli anni, inoltre, si poneva periodicamente l’indicazione al posizionamento di diversi byte, almeno 5 nel corso degli anni, rimossi dopo poco tempo poiché peggioravano la sintomatologia dolorosa. Venne anche  confezionata una protesi mobile scheletrata nel tentativo di dare stabilità alla bocca e permetterle  di masticare, ma questa funzione era di fatto impedita dal dolore del cavo orale.18
Le diagnosi che più frequentemente venivano poste erano quelle di neuropatia trigeminale e nevralgia facciale atipica. Ma dopo che la sintomatologia si arricchì della componente parossistica a scossa elettrica, venne richiesta una RMN encefalica con sequenze angiografiche e studio dell’angolo ponto cerebellare. L’esame mostrò “un’anomalia di decorso dell’arteria cerebellare superiore (SCA ) di sinistra che giunge a contatto con il tratto intra cisternale del nervo trigemino di sinistra. Il nervo si mostra leggermente incurvato verso il basso nel punto di contatto con l’arteria”. Questo rilievo fece porre la diagnosi di nevralgia trigeminale da conflitto neuro vascolare e proporre l’indicazione per un intervento di decompressione chirurgica micro-vascolare, che la paziente rifiutò di eseguire ritenendolo troppo invasivo. Venne inoltre consigliata l’assunzione cauta di lamotrigina che però causò, come la carbamazepina, reazioni cutanee importanti che la costrinsero ad abbandonare anche questo anti convulsivante.
In questa fase del suo lungo e travagliato  iter diagnostico-terapeutico, la paziente giunse alla nostra osservazione. Per dirimere il quesito diagnostico si propose l’esecuzione del blink reflex che diede un esito nella norma. Questo dato, insieme al quadro clinico che via via si mostrava sempre più aderente ai criteri diagnostici di una nevralgia trigeminale di tipo 2, o atipica, alla mancata risposta alla terapia farmacologica e al dolore sempre più intenso e fuori controllo con grave deperimento dello stato psico-fisico (difficoltà a parlare, mangiare e lavarsi i denti) ci convinse a proporre una tecnica neurolesiva con radiofrequenza continua (termorizotomia percutanea della radice retrogasseriana) dopo avere esposto alla paziente i limiti e le potenziali complicanze.

Tecnica chirurgica
Per l’esecuzione della procedura la paziente viene trasferita in sala operatoria. Si incannula una vena periferica e si monitora  ECG, pressione arteriosa incruenta e saturazione periferica di O2. La metodica viene effettuata in sedoanalgesia endovenosa somministrata dall’anestesista.
Con l’ausilio del controllo radiologico (C-arm) si evidenzia il forame ovale e attraverso un apposito ago da RF (lunghezza 10 cm, calibro 21 G e punta esposta di 5 mm) lo si raggiunge e attraversa fino ad arrivare alla cisterna trigeminale in sede retrogasseriana (testimoniata da fuoriuscita di liquor dall’ago). Si eseguono i test elettro-diagnostici aggiustando la posizione dell’ago fino a evocare le parestesie sensitive in un range compreso tra 0,1 V e 2,5 V ed evitando di elicitare le clonie del massetere. Si esegue una prima lesione a 60° per 60” e dopo averne constatato la scarsa efficacia, se ne ripete una seconda ed infine una terza, entrambe a 70° per 75”. Si valuta la ipoalgesia e la sfumata ipoestesia tattile ottenute (quest’ultima a nostro avviso indispensabile per prevedere un risultato antalgico soddisfacente) e si conclude l’intervento.
Non si registra alcuna complicanza intraoperatoria. Nei primi giorni del postoperatorio si assiste a una graduale diminuzione del dolore e si riducono i farmaci che la paziente assumeva. A una settimana di distanza, la paziente riferiva la completa scomparsa del dolore in assenza di farmaci. Residuava solo una tenue e sfumata ipoestesia tattile (come prevedibile)  nei territori trattati, seconda e terza branca trigeminale di sinistra.

Discussione
Il caso clinico riportato è di frequente riscontro presso i centri che si occupano di dolore orofacciale. Un dolore facciale urente e continuo per gran parte della giornata, spontaneo ma anche provocato, intra ed extra orale e insorto con un ragionevole lasso di tempo  dopo svariate cure odontoiatriche  (anche di successo) nello stesso territorio dei trattamenti invasivi in una donna tra la quinta e la sesta decade di vita è abbastanza patognomonico di una neuropatia trigeminale dolorosa post traumatica (PTTN) nella quale il trauma è rappresentato dalle procedure odontoiatriche.8 In effetti può entrare in diagnosi differenziale anche il dolore persistente idiopatico dentoalveolare (PDAP ), già odontalgia atipica o dolore da dente fantasma.  Comunque, in quest’ultimo la relazione temporale tra il trauma e l’inizio della sintomatologia potrebbe non essere chiara e le eventuali modificazioni somatosensoriali potrebbero estendersi anche al di fuori della zona di innervazione del nervo trigemino. Nel nostro caso non era rilevabile alcun segno somatosensoriale, né positivo né negativo ma questo dato purtroppo accomuna la nevralgia trigeminale, il PTTN intra orale e il PDAP senza segni somatosensoriali. Finora il PDAP viene inquadrato dalla classificazione della International Classification Orofacial Pain (ICOP), come un dolore idiopatico e non neuropatico, anche se vi sono numerosi indizi che depongono verso la neuropatia.1,9,14
Un criterio che a volte viene empiricamente attuato per giungere alla diagnosi di nevralgia trigeminale è la risposta ai bloccanti dei canali del sodio, specie la carbamazepina, grazie al controllo del dolore in oltre il 90 per cento dei casi. Nel caso in questione però questo non poté essere valutato per la precoce comparsa delle severe reazioni cutanee che fecero seguito alla sua assunzione e costrinsero ad interrompere precocemente la terapia. Lo stesso fenomeno si verificò con l’assunzione della Lamotrigina.13,15
La sintomatologia a scossa elettrica è tipica della nevralgia del trigemino ma la nostra paziente riferiva delle scosse elettriche continue e durature e quindi molto differenti dai parossismi brevi della nevralgia.
Anche il dolore provocato dal tocco leggero, come nel nostro caso, può verificarsi nelle PTTN oltre a essere tipico della nevralgia trigeminale.
Le lunghe remissioni spontanee, invece, contraddistinguono la nevralgia trigeminale pur essendo presenti le recidive anche nelle PTTN.13
Purtroppo l’imaging in questi casi non riesce ad apportare alcun contributo determinante poiché sia l’assenza che la presenza di un conflitto neurovascolare (nel nostro caso abbastanza sfumato e più contatto che vero conflitto) non sono capaci di dirimere il dubbio diagnostico. Infatti, all’elevata sensibilità dell’imaging non si associa altrettanta specificità poiché non è infrequente il rilievo di alterazioni prive di rilevanza clinica. Inoltre, una normalità del dato di imaging non autorizza per sé l’esclusione di possibili lesioni organiche, poiché la RMN, per quanto capace di elevata risoluzione strutturale, non permette di dirimere in merito a patologie di alcune strutture di livello cellulare o sub cellulare, come per esempio può accadere per alcune forme di neuropatia.19
Diventa allora essenziale il ruolo delle indagini neurofisiologiche, indagini funzionali per eccellenza, e nel distretto orofacciale il gold standard è il blink reflex, o riflesso di ammiccamento.  Un riflesso anomalo ha una sensibilità del 94% e una specificità dell’87% nel rilevare una nevralgia trigeminale secondaria. Cioè le stesse della RMN. Ma anche nell’individuazione dei dolori neuropatici della faccia può essere molto utile. Specie se questo dato viene inserito nel contesto clinico. In generale, la normalità del blink reflex esclude la presenza di un danno neuropatico a carico dei rami principali del nervo trigemino, mentre è meno affidabile per valutare un danno a carico dei rami terminali come il nervo linguale o l’alveolare inferiore. E viceversa, un’alterazione del riflesso generalmente esclude che possa trattarsi di una nevralgia trigeminale classica o idiopatica. Queste tecniche sono state considerate efficaci e raccomandate nella valutazione diagnostica del dolore neuropatico del distretto orofacciale nelle recenti revisioni delle linee guida nella European Federation of Neurological Societes (EFNS) del 2009 e del Neuropathic Pain Special Interest Group (NeuPSIG) dell’International Association for the Study of Pain (IASP).20,21
Il blink reflex oltre ad essere un test affidabile è anche di facile esecuzione e la sua fattibilità è entrata nella routine dei centri di neurofisiologia.
Lo stesso non può dirsi di test più sofisticati come il quantitative sensory testing (QST) o i potenziali evocati laser (LEP) o le biopsie cutanee. Comunque i LEP nella regione trigeminale si sono rilevati di particolare utilità nella discriminazione diagnostica delle patologie sensitive della regione orofacciale. Alterazioni dei LEP sono presenti nelle neuropatie trigeminali secondarie ma mostrano anomalie nel 40-50 per cento delle nevralgie trigeminali idiopatiche, suggerendo che una disfunzione del circuito A-delta possa giocare un ruolo nella genesi del dolore nevralgico e che i LEP siano più sensibili rispetto ai riflessi trigeminali nel dirimere in merito ai meccanismi che sottendono la patologia.19,22

Conclusioni
Il nostro caso, pur possedendo i limiti di tutti i case report, è paradigmatico della difficoltà diagnostica del dolore orofacciale non odontogeno e di come questa si rifletta sulle opportune scelte terapeutiche.
Il dolore inizialmente aveva le caratteristiche di una neuropatia post chirurgica, ma progressivamente ha assunto quelle di una nevralgia trigeminale atipica. Può essere che lo fosse già sin dall’inizio ma mascherata dal predominante dolore urente e continuo. E in questo caso qual è il rapporto che lega le cure odontoiatriche all’insorgenza di una patologia causata nella gran parte dei casi da una compressione su un tratto di radice nervosa demielinizzata?
I test funzionali hanno dato una risposta che inserita correttamente nel complesso quadro clinico ha consentito di proporre una scelta terapeutica efficace.
È auspicabile che il ricorso al loro uso faccia parte della routine diagnostica di ogni medico specialista.
 
Conflitto di interessi
Gli autori dichiarano che l’articolo non è sponsorizzato ed è stato redatto in assenza di conflitto di interessi.
Open Access-license (CC BY-NC 4.0)
Published
25th November 23
Tabella 2  (da: ICOP, Cephalalgia)1
Nevralgia trigeminale classica
con dolore continuo concomitante
Criteri diagnostici
A
Dolore facciale unilaterale
con parossismi ricorrenti
B
Dolore concomitante continuo o quasi
tra gli attacchi nella zona di distribuzione
del trigemino ipsilaterale
Tabella 1  (da: ICOP, Cephalalgia)1
Nevralgia trigeminale classica
Criteri diagnostici
A
Dolore facciale unilaterale con parossismi
ricorrenti in una/più divisioni del n.trigemino, senza irradiazione
e che soddisfi i criteri B e C
B
Caratteristiche del dolore: durata da frazioni di secondo a due minuti; intensità severa; trafittivo, scossa elettrica, colpi
C
Riacerbazione del dolore a fronte di stimoli
innocui
D
Nevralgie non meglio classificate
da criteri diagnostici ICOP o ICHD-3
Tabella 4  (da: ICOP, Cephalalgia)1
Dolore dentoalveolare idiopatico persistente
Criteri diagnostici
A
Dolore intraorale dentoalveolare che soddisfi i criteri B e C
B
Dolore ricorrente della durata di 2 ore/die per oltre 3 mesi
C
Dolore con entrambe le seguenti caratteristiche:
-localizzato nel sito o nell'osso dentoalveolare
-profondo, continuo e sensibile alla pressione
D
Esame clinico e radiografico normali;
non si rilevano cause locali
Tabella 3  (da: ICOP, Cephalalgia)1
Nevralgia trigeminale
post-traumatica (PTTN)
Criteri diagnostici
A
Dolore persistente o ricorrente per 3 mesi o più che soddisfi i criteri C e D in area di distribuzione neuroanatomicamente plausibile
B
Entrambe le seguenti condizioni:
-Anamnesi di interventi chirurgici e/o danni meccanici/termici ai n. trigeminali
-Test diagnostici che confermino lesioni ai n. periferici trigeminali che spieghino il dolore
C
Insorgenza entro 6 mesi dall'intervento o dalla lesione
D
Sintomi e segni somatosensoriali associati
E
Nevralgie non meglio classificate da criteri diagnostici ICOP o ICHD-3
Bibliografia
1) International Classification of Orofacial Pain. 1st edition (ICOP). Cephalalgia 2020; 40: 129-221.
2) Olesen J. Headache classification committee of International Headache Society (IHS). The international classification of headache disorders, 3rd edition. Cephalalgia 2018; 38: 1-211.
3) Cruccu G, Finnerup NB, Jensen TS et al. Trigeminal neuralgia: new classification and diagnostic grading for practice and research. Neurology 2016; 87(2): 220-228.
4) Bendtsen L, Zakrzewska JM, Abbott J, Braschinsky M et al. European Academy of Neurology guideline on trigeminal neuralgia. European Journal of Neurology 2019; 26(6): 831-849.
5) Antonini G, Di Pasquale A, Cruccu G et al. MRI contribution for diagnosing symptomatic neurovascular contact in classic trigeminal neuralgia. A blinded case-control study and meta-analysis. Pain 2014; 155: 1464-1471.
6) Maarbjerg S, Wolfram F, Gozalov A et al. Association between neurovascular contact and clinical characteristics in classical trigeminal neuralgia: a prospective clinical study using 3.0 Tesla MRI. Cephalalgia 2015; 35: 1077-1084.
7) Maarbjerg S, Gozalov A, Olesen J et al. Concomitant persistent pain in classical trigeminal neuralgia-evidence for different subtypes. Headache 2014; 54: 1173-1183.
8) Baad-Hansen L, Benoliel R. Neuropathic orofacial pain: facts and fiction. Cephalalgia 2017; 37(7): 670-679.
9) Benoliel R, Gaul C. Persistent idiopathic facial pain. Cephalalgia 2017; 37(7): 680-691.
10) Galeotti F, Truini A, Cruccu G. Neurophysiological assessment of craniofacial pain. J Headache Pain 2006; 7: 61-69.
11) Aramideh M, Ongerboer de Visser BW. Brainstem reflexes: electro diagnostic techniques, physiology, normative data, and clinical applications. Muscle nerve 2002; 26(1): 14-30.
12) Baad-Hansen L, List T, Jensen TS et al. Blink reflexes in patients with atypical odontalgia. J Orofac Pain 2005; 19: 239-247.
13) Maarbjerg S, Di Stefano G, Bendtsen L, Cruccu G. Trigeminal neuralgia-diagnosis and treatment. Cephalalgia 2017; 37(7): 648-657.
14) Zakrzewska JM. Differential diagnosis of facial pain and guidelines for management. British Journal of Anaesthesia 2013; 111(1): 95-104.
15) Di Stefano G, Truini A, Cruccu G. Current and innovative pharmacological options to treat typical and atypical trigeminal neuralgia.
16) Chang JS, Lim DA, Chang EF, Barbaro NM. A review of percutaneous treatment for trigeminal neuralgia. Operative Neurosurgery 2014; 10: 25-33.
17) Sindou M, Tatlí M. Treatment of trigeminal neuralgia with thermorhizotomy. Neurochirurgie 2009; 55: 203-210.
18) Von Eckardstein KL, Keil M, Rohde V. Unnecessary dental procedure as a consequence of trigeminal neuralgia. Neurosurg Rev. 2015; 38: 355-360.
19) Costa C, Bertini L, Brighina F, Buonfiglio M et al. Il dolore orofacciale, Publiediting 2020; 31-37.
20) Cruccu G, Sommer C, Anand P et al. EFNS guidelines on neuropathic pain assessment: revised 2009. Eur J Neurol 2010; 17: 1010-1018.
21) Haanpää M, Attal N, Backonja M et al. NeuPSIG guidelines on neuropathic pain assessment. Pain 2011; 152(1): 14-27.
22) Valeriani M, Pazzaglia C, Cruccu G et al. Clinical usefulness of laser evoked potentials. Neurophysiol Clin 2012; 42(5): 345-353.
Torna ai contenuti