I cannabinoidi nel trattamento della nevralgia del trigemino - Pathos

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I cannabinoidi nel trattamento della nevralgia del trigemino

Cannabinoids in trigeminal neuralgia
Casi clinici
Pathos 2021; 28, 2. Online 2021, Sep 5
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Antonino Genovese,1 Antonella Calabrò,2 Davide Capone,3
1 Anaesthesia, UOS Spoke Pain Therapy Unit,
ASP Messina, Patti, Italy
2 UOC Occupational Medicine, University of Messina, Italy
3 Anaesthesia, Intensive Care and Pain Therapy Unit,
University of Palermo, Italy
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Riassunto
La nevralgia del trigemino è la sindrome dolorosa craniofacciale più comune. È un disturbo che provoca forti dolori al viso e viene descritto come acutissimo, simile a una scossa elettrica alla mascella, alla regione oculare, ai denti o alle gengive. Gli autori presentano un caso clinico che ha coinvolto un paziente di 46 anni affetto da nevralgia del trigemino; in questo studio, il trattamento con cannabinoidi (19% THC; <1% CBD) si è dimostrato efficace nel controllo del dolore.
Summary
Trigeminal neuralgia is the most common craniofacial pain syndrome. This disorder causes severe facial pain and is described as very acute, similar to an electric shock to the jaw, eye region, teeth or gums. The authors present a clinical case involving a 46-year-old patient with trigeminal neuralgia; in this study, cannabinoid treatment (19% THC; <1% CBD) showed good pain relief.
Parole chiave  
Nevralgia trigeminale, cannabinoidi, cannabis medica, dolore cronico, analgesia
Key words
Trigeminal neuralgia, cannabinoids, medical cannabis, chronic pain, analgesia

Introduzione
Il nervo trigemino è il quinto paio dei nervi cranici. Si tratta di un nervo misto, prevalentemente sensitivo, ma composto anche da un piccolo contingente di fibre motorie. Queste due componenti emergono direttamente dal nevrasse come due radici distinte: la radice sensitiva, più voluminosa, laterale rispetto a quella motrice e appiattita in senso anteroposteriore, e la radice motrice, più piccola, mediale rispetto a quella sensitiva. Il ganglio di Gasser rappresenta l'origine reale delle fibre sensitive somatiche del nervo trigemino. È posto nella fossa cranica media presso l'apice della piramide del temporale in un ripiegamento della dura madre chiamato cavo del Meckel.
La nevralgia del trigemino è la sindrome dolorosa craniofacciale più comune. Solitamente si sviluppa in individui di età superiore ai 50 anni. L'incidenza è di 4/100.000 e rappresenta la sindrome di dolore facciale più comune in questa fascia di età. È un disturbo che provoca forti dolori al viso, in genere di tipo accessuale, di tipo epilettiforme, che viene descritto come acutissimo, simile a una scossa elettrica alla mascella, alla regione oculare, ai denti o alle gengive, che si manifesta improvvisamente, con episodi imprevedibili e dolorosi che possono durare da pochi secondi a diversi minuti, sino ad alcune ore. L’area del volto interessata dipende dalla branca colpita: la prima (oftalmica), provvede all’innervazione sensitiva della regione oculare; la seconda (mascellare) copre la zona omonima, l’arcata dentaria superiore e la metà del naso omolaterale; la terza (mandibolare) provvede alla sensibilità della zona della mandibola, della bocca e dell’arcata dentaria inferiore omolaterale.
Spesso non è possibile rilevare un trigger anche se alcune azioni come l’ammiccamento e la masticazione vengono descritte come scatenanti. Gli attacchi cessano improvvisamente, allo stesso modo di come hanno avuto inizio.
Proprio l’insorgenza accessuale e la durata sono patognomonici della nevralgia essenziale del trigemino, da non confondere con altre forme di dolore craniofacciale, per le quali è più facile trovare un’origine. Si pensa che la nevralgia del trigemino sia spesso causata dal conflitto tra il ganglio di Gasser e/o il decorso del nervo e malformazioni vascolari, tumori o altre lesioni anche di tipo infiammatorio.1
L'evidenza suggerisce che nel 95 per cento dei casi la nevralgia è causata dalla pressione sul nervo trigemino, situato vicino all'ingresso del tronco cerebrale (la parte più bassa del cervello che si fonde con il midollo spinale). Non è chiaro perché questa pressione possa causare attacchi dolorosi in alcune persone e non in altre. Non tutti coloro che hanno un conflitto vasculo-nervoso o una massa intracranica che irriti il nervo trigemino, talvolta comprimendolo, soffrono di nevralgie.
E' possibile che, in alcuni casi, la pressione sul nervo logori lo strato protettivo esterno (guaina mielinica), causando segnali ectopici di dolore.
Tuttavia, questo non spiega chiaramente perché si possano avere periodi senza sintomi o perché il sollievo dal dolore sia immediato dopo rimozione chirurgica “a cielo aperto” (oppure con tecniche di microchirurgia e/o neuroradiologiche) del conflitto meccanico.
La nevralgia del trigemino resta a oggi tra i quadri clinici di dolore più complessi da definire e da trattare, sia dal punto di vista farmacologico che dal punto di vista degli interventi invasivi o mininvasivi.
Nel presente caso clinico, la terapia farmacologica antiepilettica standard con carmabazepina 400 mg a rilascio prolungato, oppiacei, complesso multivitaminico (gruppo B) non si è dimostrata utile nel trattamento della nevralgia del trigemino.
I cannabinoidi sono una classe di composti chimici ritenuti sempre più una valida opzione terapeutica per una serie di condizioni.2 L'evidenza suggerisce che essi possano rivelarsi utili nella modulazione del dolore inibendo la trasmissione neuronale nelle vie del dolore.

Caso clinico
Un uomo di 46 anni, affetto da nevralgia del trigemino da oltre cinque anni, è giunto alla nostra osservazione presentando un dolore neuropatico nella regione facciale suborbitale destra, descritto utilizzando la scala di valutazione numerica (NRS) di 10 punti. Dall’anamnesi, non erano evidenti traumatismi, né interventi otorinolaringoiatrici, né problematiche odontostomatologiche. Il paziente riferiva attacchi di dolore unilaterali con esordio improvviso e della durata di qualche minuto sino a qualche ora. Venivano identificati diversi trigger come: esposizione solare, mangiare, masticare, lavarsi il viso o i denti, l'esposizione al vento e, in particolar modo, la rasatura.
Il trattamento impostato inizialmente, secondo il protocollo del nostro ambulatorio, vedeva l’impiego di carbamazepina (dose di 400 mg a rilascio prolungato due volte al giorno) e tapentadolo (dose massima di 300 mg, due volte al giorno). Indipendentemente dall'eziologia, il meccanismo chiave alla base del dolore parossistico nella nevralgia trigeminale è la demielinizzazione focale delle afferenze trigeminali primarie vicino all'ingresso della radice del trigemino che diventano ipereccitabili. In accordo con questo meccanismo fisiopatologico, farmaci bloccanti dei canali del sodio voltaggio-dipendenti, frequenza-dipendenti, sono candidati ideali per ridurre la scarica ad alta frequenza che causa il dolore simile a scosse elettriche. Di conseguenza, la carbamazepina è un farmaco di prima linea per il trattamento a lungo termine della nevralgia del trigemino. La sua azione si traduce nella stabilizzazione delle membrane neuronali ipereccitate e nell'inibizione delle riattivazioni.3 Il tapentadolo è un potente analgesico ad azione centrale che agisce come agonista sul recettore μ-oppioide e come inibitore della ricaptazione della noradrenalina. Proprio per questa sua caratteristica, il suo utilizzo è indicato anche nel dolore neuropatico. Inoltre, in associazione alla terapia farmacologica, veniva proposto ed eseguito un blocco del nervo infraorbitario sia a scopo diagnostico che terapeutico con lidocaina 1% (10mg/ml) 1 ml.
La terapia iniziale non è stata efficace a causa di effetti collaterali come diminuzione dell’appetito, ansia, confusione, sonnolenza, disturbi del sonno e una scarsa riduzione del dolore (NRS 8). Su questa base, il paziente è stato sottoposto alla terapia con cannabinoidi (19% THC; <1% CBD) in olio. Ha iniziato con 5 gocce sublinguali due volte al giorno, fino ad arrivare a 10 gocce sublinguali 3 volte al giorno.
Il paziente è stato rivalutato quindici giorni dopo l’inizio della terapia ed è stata rilevata una riduzione del 50% del dolore (NRS 5); pertanto è stato ridotto il dosaggio di carbamazepina (400 mg rp 1 volta al giorno) e tapentadolo (100 mg 2 volte al giorno). Dopo 30 giorni dal primo follow-up, il paziente ha gradualmente sospeso l’assunzione di oppiacei, continuando la terapia con carbamazepina (1 volta al giorno). Novanta giorni dopo l'inizio del trattamento, i sintomi del dolore sono rimasti tollerabili (NRS 3); il paziente riferiva una sensazione di disagio e rare "scosse elettriche" durante stimoli intensi al viso (come la rasatura), ma sia la qualità del sonno che la qualità generale della vita risultavano migliorate. Il paziente ha manifestato una modesta sonnolenza solo nei primi dieci giorni, effetto collaterale presto scomparso con gli aggiustamenti terapeutici. Tuttora (120 giorni dopo l’inizio della terapia) il paziente continua il trattamento con cannabinoidi (19% THC; <1% CBD) 10 gocce sublinguali 3 volte al giorno e carbamazepina 400 mg rp 1 volta al giorno con una buona compliance del dolore (NRS 3).

Discussione
Tra tutte le forme nevralgiche, quella del trigemino risulta essere la più comune (incidenza di 4/100.000) ed è limitata alla distribuzione di uno o più rami del nervo trigemino. È caratterizzata da attacchi di dolore unilaterali riferiti come acuti, lancinanti, simili a scosse elettriche urenti.4 Esiste una vasta gamma di studi in letteratura sui benefici derivati dall’uso dei cannabinoidi per il trattamento della nevralgia del trigemino.5 I farmaci a base di cannabinoidi agiscono sul sistema endocannabinoide umano, una rete di CB1, CB2 e altri recettori distribuiti in tutto il corpo.6 Il THC e il CBD sono entrambi altamente lipofili e hanno una scarsa biodisponibilità orale (stimata fino al 6%).7 Le formulazioni di THC orali mostrano un assorbimento variabile e subiscono un ampio metabolismo epatico di primo passaggio con conseguente riduzione della concentrazione plasmatica di picco di THC rispetto all'inalazione e un ritardo più lungo (~120 min) per raggiungere la concentrazione di picco. Le formulazioni orali possono essere utili per i pazienti che richiedono un sollievo sintomatico per un periodo più lungo.8
I cannabinoidi, usati in associazione con gli oppioidi, aumentano gli effetti analgesici di questi ultimi. Inoltre, nei pazienti che soffrono di dolore cronico, tramite alcuni studi in aperto e l’osservazione clinica si è rilevato che l'inizio di farmaci a base di cannabinoidi potrebbe avere implicazioni per il risparmio di oppioidi. Negli studi di Reiman e Abrams (9,10), il 97 per cento dei pazienti con dolore cronico ha riferito di poter ridurre la dose di oppiacei e il 92 per cento ha trovato gli effetti collaterali più tollerabili con i cannabinoidi rispetto agli oppiacei.9.10
In Italia, la prescrizione della cannabis per uso medico è regolata dal Decreto del Ministero della Salute del 9 novembre 2015. Può essere prescritta mediante piano terapeutico tramite SSN e utilizzata nel dolore cronico quando associato a sclerosi multipla, lesioni del midollo spinale e altre sindromi e solo quando le terapie convenzionali o standard risultano inefficaci.11 Esiste un rischio teorico di interazioni farmacologiche tra alcuni cannabinoidi e alcuni farmaci concomitanti.12,13 Tuttavia, questi non sono stati ben studiati nella pratica clinica e sono comunque necessari ulteriori studi circa l’incidenza e la gravità degli eventi avversi e degli effetti collaterali, sulle possibili interazioni farmacologiche, compresi gli effetti dose-dipendenti, in particolare con i farmaci comuni che i pazienti potrebbero ricevere insieme ai cannabinoidi. Si deve usare cautela con qualsiasi farmaco concomitante che viene metabolizzato dal complesso CYP450 a causa di alcune interazioni farmacocinetiche con THC o CBD;14 tuttavia, i meccanismi esatti di queste interazioni e la loro rilevanza clinica rimangono sconosciuti.
Gli eventi avversi comuni osservati nell'uso concomitante del composto cannabinoide e della carbamazepina sono sonnolenza, vertigini, visione offuscata, atassia, cefalea, nausea ed eruzione cutanea.15
Tuttavia, nel presente caso clinico, il soggetto ha riportato solo un effetto collaterale transitorio (la sonnolenza), scomparso con gli aggiustamenti della terapia.
In uno studio pubblicato nel 2004, gli autori hanno riportato un ruolo positivo dei cannabinoidi nella gestione della nevralgia del trigemino.1 Abbiamo osservato che il trattamento con cannabinoidi è stato efficace. Nel presente caso clinico, abbiamo ottenuto una riduzione dei valori di NRS > 50% dopo quindici giorni e un valore di NRS di 3 dopo 90 giorni. Il trattamento con cannabinoidi appare avere un elevato profilo di sicurezza causando minimi effetti collaterali, per numero ed entità.16

Conclusioni
Il presente caso clinico dimostra che la terapia con cannabinoidi è stata efficace nel trattamento dei sintomi dolorosi della nevralgia del trigemino. Sulla base dei nostri risultati, l’impiego dei cannabinoidi potrebbe rappresentare un'efficace opzione terapeutica per il trattamento della nevralgia del trigemino. Al momento, soltanto un altro paziente affetto da nevralgia trigeminale si sta sottoponendo al trattamento con cannabinoidi, ma i dati in nostro possesso sono ancora in fase preliminare.

Conflitto di interessi
Gli autori dichiarano che l'articolo non è sponsorizzato ed è stato redatto in assenza di conflitti di interesse.
Published
5th September 2021
Bibliografia
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