Mario Tiengo, un giovane, antico amico
Mario Tiengo, a young and old friend
Ricordi
Pathos 2010, 17; 4; 2010, Nov 27
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Renato Coluccia
Presidente AILAD
Direttore scientifico Clinica al Parco, Lugano
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La notizia della scomparsa di Mario mi è giunta in un pomeriggio di fine estate, il 3 settembre, mentre tornavo a Milano dalle mie vacanze. Star, la sua amatissima e affezionatissima moglie, mi annunciava il triste evento, prevedibile purtroppo da parecchi mesi. Non voglio raccontarne la biografia, che tratterò prossimamente in altra sede. Mi pare quasi riduttivo ricordare che Mario è stato un grande dell’anestesiologia italiana, padre fondatore dell’algologia. Ha ricoperto infatti la prima Cattedra mondiale di Fisiopatologia e Terapia del Dolore, istituita dall’Università Statale di Milano nel 1982, trasferendo il ruolo di professore ordinario dalla Cattedra di Anestesia e mantenendo anche la direzione (in alternanza con Rinaldo Trazzi) della Scuola di Perfezionamento in Anestesiologia e Terapia del Dolore, anch’essa da lui istituita qualche anno prima. Proprio nel 2002 avevamo festeggiato insieme ad altri amici il ventennale della “sua Cattedra del dolore”, in maniera solenne come l’evento storico meritava, nell’Aula di Rappresentanza dell’Università di Milano. Ciò è avvenuto con la partecipazione di numerose personalità del mondo sanitario, accademico e non,e ha trovato ampio spazio sui mezzi di comunicazione. Questo è stato possibile, ma anche facile, perché Mario era un laico, nel significato più veritiero del termine, possedendo vasta ed eclettica cultura generale e scientifica (negli ultimi anni si definiva soltanto neurobiologo), con atteggiamenti di pensiero e pratici scevri da pregiudizi o vincoli ideologici, di scienza e non. Tali doti gli hanno consentito la realizzazione di importanti ricerche scientifiche, la pubblicazione di numerosi scritti (sui quali tutti abbiamo studiato), la partecipazione a conferenze, dibattiti e riunioni culturali varie e vaste per i temi in discussione. A molte di esse ho avuto la fortuna e il privilegio di partecipare attivamente, alcune volte anche organizzando o proponendo argomenti.
Fra le infinite attività che si possono elencare, ma il ricordarle tutte richiederebbe una monografia (e chissà se un giorno ciò sarà realizzabile), desidero rammentare per i più giovani che Mario Tiengo è stato membro onorario IASP (International Association for the Study of Pain), socio fondatore dell’AISD (Associazione Italiana per lo Studio del Dolore), di riviste di algologia come Algos e Pathos e ideatore, socio fondatore, insieme a un gruppo di amici, dell’AILAD (Associazione Italiana Lotta Al Dolore), alla cui direzione gli sono succeduto da circa un anno.
Desidero terminare questa testimonianza ricordando i tratti di Mario Tiengo, quale scienziato ma anche umanista, uomo di grande cultura a tutto campo, medico, nonché abile divulgatore delle sue conoscenze a qualunque tipo di pubblico. Ho definito Mario Tiengo un giovane, antico amico: perché? Antico perché rappresentava la memoria storica di tanti fatti, scientifici e non, di cui abbiamo discusso spessissimo insieme. Ci consultavamo per scambiarci idee e opinioni, incontrandoci molto di frequente negli orari più disparati; a volte anche bisticciando comecompagni di scuola, per rivederci dopo qualche ora senza alcuna acrimonia. Amico giovane, perché la sua mente era sempre impegnata in programmi e progetti per un futuro infinito. Nel luglio della scorsa estate infatti, pur completamente consapevole della sua precaria salute, si interessava ai programmi dell’AILAD, così come alla possibilità di concretizzare una mia idea, di cui spesso si era parlato, di portare a Milano presso il nostro circolo, la Società del Giardino, di cui è stato presidente e che considerava la sua “seconda casa”, una sorta di rappresentanza della fiorentina Accademia della Crusca.
Mario Tiengo è stato, oltre a un grande scienziato, anche quello che io ho cercato di raccontare, ma lo è ancora, perché i suoi pensieri e soprattutto i suoi numerosi scritti rimangono a disposizione di tutti.
Voglio ricordare, fra i tanti libri, Guarire dal dolore, 1995; Fisiopatologia e terapia del dolore, 1996; La percezione del dolore: ruolo della corteccia frontale, 2001; Il dolore. Una prospettiva antropologica, 2004; La storia del dolore, 2005.
La sua giovinezza mentale, che ci manca molto, continua a ispirarci nel dolore di non poterlo più rivedere per parlare e discutere assieme nei luoghi per noi abituali.
Published
27th November 2010